Protocolli rigidi e sempre osservati, ma il Museo del Grande Torino (e non solo) chiude nel fine settimana. Beccaria: “Ci sentiamo presi per i fondelli da chi, probabilmente, pensa che il Covid colpisce solo nei week end”
Ci sono momenti in cui la millenaria domanda, “ma questi ci sono o ci fanno?” riaffiora più prepotentemente che in altri. E detto in tutta onestà, con l’ingloriosa caduta del governo Conte bis e la nascita della reggenza Draghi, speravo di non dovermi più porre il quesito.
La speranza, perdonatemi il gioco di parole, era invece tramontata con la riconferma di Speranza al ministero della Salute (che col trombato Bonafede alla giustizia dava vita ai “gemelli del cognomen omen” più devastante della storia repubblicana) che ha dato continuità al cecchinaggio seriale del buon senso.
Una per tutte, la grottesca situazione in cui giacciono i musei.
Parlo, per esperienza personale e diretta, del Museo del Grande Torino, così evito di nascondermi dietro un dito, cosa peraltro difficile, visto il mio abituale ingombro mediatico.
Ci è stato, giustamente, ribadisco giustamente e sottolineo ancora giustamente, imposto un protocollo di visita molto severo, che rispettiamo alla lettera, che brevemente descrivo: visite solo su prenotazione, per gruppi composti da massimo quattro visitatori. All’arrivo, devono indossare la mascherina, viene loro misurata la temperatura e fatte disinfettare le mani. Per terra ci sono, a distanza di un metro uno dall’altro, cinque bollini, uno rosso, per il volontario che accompagna la visita e quattro blu, che per i visitatori, su cui ci si ferma nei punti in cui il volontario descrive i cimeli presenti. Durante gli spostamenti, il volontario controlla che i visitatori restino distanziati tra loro. In vari punti del percorso, sono a disposizione dei visitatori i flaconi di disinfettante che essi possono usare secondo gradimento e necessità. Al termine della visita vengono accompagnati all’uscita. Le prenotazioni sono nominative, per consentire il tracciamento in caso di bisogno.
Un protocollo rigido, ma efficace, sempre attentamente osservato e fatto rispettare.
Mi spieghino però, i signori esperti, i dotti scienziati e gli esimi ministri, perché, a fronte di cotanta scientifica rigidità operativa, questo protocollo funziona solo dal lunedì al venerdì, mentre è inefficace, secondo loro, che ci impongono la chiusura, nel fine settimana.
Noi siamo un museo molto particolare, essendo stato creato ed essendo gestito da soli volontari, che dedicano il loro tempo libero alle aperture. Quindi se per un verso siamo solo parzialmente toccati dai problemi economico-finanziari, perché non ci sono stipendi da pagare a nessuno di noi, dall’altro verso i nostri volontari dal lunedì al venerdì lavorano, quindi non è semplice mettere insieme le squadre che garantiscono le aperture, che nei felici tempi pre-pandemia avvenivano esclusivamente nei fine settimana, giorni tra l’altro di maggior afflusso di visitatori.
Per questo, pur ritenendoci fortunati per non dover attendere i miseri e tardivi ristori governativi per campare, ci sentiamo comunque solennemente presi per i fondelli da chi, probabilmente, pensa che il Covid colpisce solo nei week end.
E quindi, con grande umiltà ma anche con altrettanta grande preoccupazione, visto che stiamo parlando di chi ci governa e dovrebbe sconfiggere la maledetta pandemia cinese, mi domando ancora: “ma questi ci sono o ci fanno?”
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